Sostenibilità ed emissioni: il ruolo del Marittimo e la responsabilità dei porti

Il settore marittimo è un pilastro fondamentale dell'economia globale. In termini economici, il 77% del commercio estero europeo e il 35% di quello degli Stati facenti parte dell’UE avviene attraverso trasporto via mare.

Una parte nevralgica e insostituibile, quindi, della catena di approvvigionamento internazionale, ma anche un protagonista-antagonista chiave dell'inquinamento atmosferico, marino e delle emissioni di gas serra.

L'Unione Europea ha preso da tempo il timone di questa sfida ambientale, adottando politiche audaci per cercare di ridurre l'impatto ambientale delle navi.

In questo senso, la regolamentazione MARPOL, emanata dall'Organizzazione Marittima Internazionale (IMO), è tra le più identificative rispetto a questi obiettivi: tra le sue priorità, infatti, vi è la prevenzione dell’inquinamento marittimo e l’istituzione di freni e limiti rispetto alle emissioni nocive di inquinanti atmosferici, scarichi idrici e rifiuti.

Ma non è l’unica regolamentazione in vigore: la direttiva sulle emissioni navali stabilisce limiti per gli ossidi di zolfo (SOx) e gli ossidi di azoto (NOx) nelle acque europee, mentre il regolamento sull'efficienza energetica delle navi solleva l'ancora verso una navigazione più ecologica, imponendo requisiti minimi di efficienza energetica per le nuove navi e richiedendo piani nazionali per migliorare l’attuale efficienza energetica delle navi già esistenti.

Vale la pena citare anche lo schema per lo scambio di emissioni di gas serra (ETS) dell'UE. Entrato in vigore dal 2023, impone alle compagnie marittime operazioni per ridurre sensibilmente le emissioni, rendendo obbligatorio altrimenti l’acquisto di determinato permessi.

Queste politiche hanno già dimostrato di avere un impatto significativo sulla riduzione dell’inquinamento. Dal 2005 le emissioni di SOx sono diminuite del 70%, mentre quelle di NOx del 40%.

Ma il lavoro è ancora lungo e difficoltoso. L’obiettivo imposto dall’UE mira infatti a ridurre le emissioni di gas del settore marittimo del 50% entro il 2050, rispetto ai livelli del 2008.

Perché l’ottimizzazione dei porti gioca un ruolo differenziale

In questo contesto, assumono particolare rilevanza le analisi dei dati AIS (Sistema di Identificazione Automatica) condotte da DNV-GL che rivelano un dato sorprendente: circa il 15% del consumo di carburante marino a livello mondiale avviene durante le soste nei porti e l'ancoraggio, o quando le navi operano a velocità molto bassa, inferiore a 1 nodo. Si tratta di uno spreco energetico che possiede un impatto estremamente significativo sull'ambiente oltre ad avere, paradossalmente, un peso economico non banale sulle compagnie di navigazione. Un impatto che logiche di ottimizzazione e sinergia tra gli attori coinvolti in ambito portuale potrebbero efficacemente ridimensionare, andando a giocare un ruolo fondamentale negli obiettivi di riduzione delle emissioni previsti dall’UE – oltre che nei bilanci aziendali delle compagnie.

Il porto è un contesto dove disciplina, equilibrio e organizzazione sono le parole chiave per il suo funzionamento e dove nulla è lasciato al caso. Coinvolge una serie di attori che devono coordinarsi perfettamente per garantire che le navi transitino, siano gestite con efficienza e lascino il porto senza intoppi. Un processo che, purtroppo, risente di gravi problematiche legate alla coordinazione e collaborazione, con conseguenti ritardi e continue inefficienze.

E in questo la tecnologia viene incontro agli operatori di settore per sviluppare un processo portuale che sia economicamente, temporalmente e – soprattutto – ecologisticamente efficiente. L’approccio Just In Time permette alle navi di arrivare in porto al momento esatto perché tutte le operazioni possano svolgersi nel minor tempo possibile. Riducendo i tempi di attesa all'ancoraggio, non solo si ottiene una gestione più snella, ma si apre la strada a una serie di vantaggi aggiuntivi: minor traffico e congestione, con relativo abbattimento dei rischi di incidenti e collisioni; un ridimensionamento dei tempi e dei pericoli in aree soggette a pirateria; una diminuzione delle incrostazioni delle imbarcazioni, particolarmente intaccate nelle acque portuali; e ovviamente la fondamentale riduzione delle emissioni.

L'adozione del Just In Time Arrival potrebbe quindi rappresentare una svolta per ottimizzazione della catena logistica marittima, riducendo il consumo di carburante e le emissioni, e favorire l’efficienza operativa.


Il processo di scalo in porto con il modello Just In Time: un'opera corale e di marcature temporali

Per garantire che le navi arrivino nei porti al momento giusto, è cruciale ottimizzare lo scambio di informazioni temporali tra le varie parti coinvolte, sincronizzando tutti i passaggi. Questo processo richiede una comunicazione efficiente e affidabile su sei principali marcature temporali, dette Timestamp. Tra queste ci sono stime del completamento delle operazioni terminali e di bunkeraggio, insieme ai momenti previsti per l'ormeggio, la partenza e l'arrivo alle posizioni chiave, come il punto d'imbarco pilota. Queste indicazioni sono assolutamente fondamentali e consentono alle navi di sincronizzare l'arrivo in modo ottimale, riducendo i tempi di attesa e migliorando l'efficienza complessiva del processo portuale.

Allo stesso modo la gestione dello scalo portuale implica una complessa sequenza di attività che richiedono una stretta collaborazione tra i diversi soggetti. Suddiviso tra fase contrattuale – dove vengono negoziati e definiti i contratti relativi alla vendita delle merci, al trasporto e ai servizi terminali – e operativa, i passaggi chiave richiedono una pianificazione dettagliata e una cooperazione stretta e continua tra tutti gli attori coinvolti, garantendo un flusso efficiente delle operazioni portuali. Con il giusto coordinamento, lo scalo in porto può trasformarsi da una sfida complessa a un esempio di precisione e efficienza.


Ostacoli e soluzioni per l'adozione del Just In Time nei porti

Implementare una soluzione Just In Time negli scali portuali può sembrare un'impresa ardua, la necessità di una stretta collaborazione e la difficoltà nel garantire uno scambio affidabile dei Timestamp.

Tra gli ostacoli operativi più comuni troviamo la mancanza di uniformità nell'uso delle marcature temporali e la resistenza rispetto la condivisione dei dati tra le varie entità coinvolte.

Difficoltà abbattibile solo stabilendo dei Timestamp uniformi e chiari, definiti sulla base della Convenzione FAL, per permettere a tutti di seguire una sequenza comune di "Stimato", "Richiesto", "Pianificato" ed "Effettivo". Inoltre, ogni Timestamp deve essere associato a una posizione geografica specifica per permettere un arrivo JIT preciso.

La resistenza alla condivisione dei dati può essere affrontata, invece, coinvolgendo tutti gli attori chiave dello scalo portuale, come le navi, i rimorchiatori e i terminali. Questi soggetti, avendo un interesse comune nell'ottimizzazione delle operazioni, potrebbero essere maggiormente disposti a collaborare e comunicare. Una maggiore sinergia tra tutte le parti interessate è del tutto cruciale per superare gli ostacoli operativi e facilitare l'implementazione del JIT.

Risulta fondamentale, inoltre, che ogni Timestamp debba avere un chiaro proprietario, responsabile della sua compilazione e condivisione, anche se influenzato da fattori esterni. La capacità di condividere i dati da parte dell'Autorità Portuale dipende dalla natura dei servizi forniti, che possono essere pubblici o privati. Ad esempio, è più semplice condividere dati con i rimorchiatori o i piloti se questi sono dipendenti dell'Autorità Portuale, rispetto a quando sono soggetti privati indipendenti.

È anche importante definire chi deve ricevere i dati. Anche se ogni Timestamp ha un proprietario e uno o più destinatari principali, altre parti interessate nel porto potrebbero beneficiare di queste informazioni per la loro pianificazione. Per esempio, il Timestamp RTD Berth, che indica quando una nave deve lasciare l'ormeggio, potrebbe essere utile anche per la fase di terminal.

Per migliorare la condivisione dei dati in mare, è necessario però un sistema integrato che possa rendere disponibili le informazioni anche oltre le 30 miglia nautiche coperte dalle comunicazioni VHF. Questo permetterebbe alle navi di ottimizzare la loro velocità e arrivare al porto quando l'ormeggio e tutti i servizi richiesti sono disponibili. In porto, gli agenti marittimi devono spesso raccogliere informazioni da diverse fonti, solitamente tramite telefono, un processo laborioso e inefficiente. Aggiornare in tempo reale le parti coinvolte in caso di cambiamenti improvvisi nelle schedule delle operazioni e dei servizi offerti alla nave è considerevolmente complicato. Una soluzione digitale si consolida come strumento fondamentale e imprescindibile per l’ottimizzazione delle comunicazioni e lo scambio di dati, rendendo il processo molto più efficiente.


Il futuro dei porti: sincronia e sostenibilità

L’adozione di una soluzione Just In Time nei porti rappresenta una rivoluzione tanto necessaria quanto efficiente per il futuro della logistica marittima, per una struttura portuale dove le attese siano significativamente ridotte, dove non si bruci inutilmente carburante e dove la fase di ormeggio avvenga quando disponibile, grazie a una piattaforma integrata basata sul JIT che consente una comunicazione efficiente e lo scambio di informazioni in tempo reale. Attraverso l’uso di marcature temporali aggiornate e uniformi, le navi possono regolare la velocità in base alle condizioni del porto, riducendo tempi di attesa, congestioni ed emissioni di CO2.

L'effetto di questa sincronizzazione si estende ben oltre le singole navi. L'autorità portuale può gestire i terminal in modo più efficiente, ottimizzando le assegnazioni degli ormeggi e facilitando le operazioni di carico e scarico attraverso una comunicazione fluida con gli operatori. Tutti gli attori coinvolti, dalle navi ai rimorchiatori, dai piloti ai terminal, devono lavorare in armonia per far funzionare questa sinfonia logistica.

La chiave del successo risiede nella collaborazione. Solo attraverso uno sforzo collettivo e un impegno condiviso verso l'innovazione e l'efficienza, possiamo trasformare i porti in hub di operatività impeccabile e sostenibile. La tecnologia è già a portata di mano; ora spetta a noi utilizzarla per creare un futuro in cui ogni arrivo sia perfettamente sincronizzato, ogni operazione scorra senza rallentamenti, e ogni porto diventi un modello di efficienza e sostenibilità.

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