Let’s make America great again: lo slogan che Ronald Reagan ha coniato per la sua campagna presidenziale negli anni ’80, e che nella storia americana è stato ripreso più e più volte per sottolineare l’urgenza di un ritorno alla folgore di una delle principali potenze mondiali, oggi si fa forte di una prospettiva totalmente nuova.
Si tratta di una visione che mai come adesso necessita di rinnovata forza e vigore, vista la forte pressione che il dollaro americano – ed emblema simbolico e pratico di potenza economica – sta subendo negli ultimi anni a causa dell’impennata dell’inflazione. La situazione è tanto critica da aver spinto la Federal Reserve a incrementare i tassi di interesse a ritmi senza precedenti, come conseguenza della massiccia spesa e stampa di denaro incrementata nel periodo Covid. Un equilibrio che si fa sempre più delicato, tanto che lo stesso Elon Musk ha manifestato preoccupazioni a riguardo, timoroso rispetto all’effettivo valore del suo patrimonio multimiliardario.
Mentre il debito statunitense continua a crescere vertiginosamente, con proiezioni che indicano un aumento di 1 trilione di dollari ogni 100 giorni, Robert F. Kennedy Jr., rivale indipendente di Trump e Biden alle presidenziali americane di quest’anno, ha lanciato un avvertimento: l’unica salvezza per il dollaro potrebbe essere solo il bitcoin.
Un’affermazione che non è di certo sfuggita ai suoi rivali, che hanno rivisto e consolidato le rispettive politiche riguardo lo sfruttamento dei bitcoin. Infatti, a differenza delle elezioni del 2020, quando gli investimenti in criptovalute erano confinati in nicchie di Internet, oggi 52 milioni di americani possiedono risorse digitali. Si tratta di un vero e proprio nuovo blocco elettorale, composto principalmente da giovani della Gen Z e Millennial, e maggiormente rappresentato da democratici rispetto ai repubblicani, che potrebbero giocare un ruolo decisivo nelle votazioni.
Secondo le inclinazioni politiche, nel passato sarebbe stato certo che il loro voto sarebbe andato a Biden, ma le recentissime posizioni dichiarate da Trump sembrano star ribaltando la situazione. L’ex presidente repubblicano ha manifestato una dichiarata simpatia per i bitcoin, guadagnando voti e influenzando significativamente il mercato delle criptovalute. Inoltre, secondo gli ultimi sondaggi, Trump sembra essere il favorito nelle elezioni del 2024, un vantaggio ottenuto in parte grazie alla nuova direzione della sia politica, e che sembra destinato a cambiare significativamente l’assetto mondiale rispetto agli asset digitali.
Le posizioni politiche rispetto alle criptovalute di Joe Biden e Donald Trump, evidenziano approcci diametralmente opposti, riflettendo le loro rispettive visioni e un background differenziale che influisce pesantemente nella scelta degli elettori del 2024.
L'approccio di Joe Biden verso le criptovalute è sempre stato decisamente prudente e orientato alla regolamentazione. La sua amministrazione ha posto un forte accento sulla necessità di un quadro normativo chiaro e rigoroso per il settore, per esempio, ponendo il veto sulla risoluzione del Congresso volta a ribaltare lo Staff Accounting Bulletin (SAB) No. 121 della Securities and Exchange Commission (SEC). Normativa che impone alle istituzioni detentrici di criptovalute l’obbligo di registrare gli asset come passività nei loro bilanci, è una misura pensata per aumentare la trasparenza e la protezione degli investitori.
Biden ha difeso questa decisione sottolineando la necessità di proteggere i consumatori e garantire la stabilità del sistema finanziario, ribadendo come misure come il SAB 121 siano essenziali per evitare rischi sistemici e tutelare gli investitori rispetto alla volatilità del mercato delle criptovalute.
Tuttavia, questa posizione ha attirato critiche feroci dalla comunità cripto, che la vede come un ostacolo all'innovazione e alla crescita del settore, oltre che una misura eccessiva e soffocante, che frenerebbe il pieno potenziale di sviluppo tecnologico ed economico. L’acceso malcontento ha portato al diretto coinvolgimento del Congresso e del Senato che, tra Maggio e Giugno 2024, ha votato per l’abolizione della regolamentazione.
In contrasto netto, Donald Trump ha assunto una posizione sorprendentemente favorevole verso le criptovalute, cambiando totalmente rotta rispetto alla sua prima visione sui Bitcoin, che nel 2021 aveva definito “una truffa”. Con l'avvicinarsi delle elezioni 2024, Trump ha cambiato completamente assetto, presentandosi come un sostenitore deciso degli asset digitali e dichiarando di voler diventare "il presidente delle criptovalute", manifestando un forte impegno nella promozione dell'industria e nel contrasto di regolamenti percepiti come oppressivi dalla comunità.
Trump ha espresso chiaramente la sua opposizione alla creazione di una Central Bank Digital Currency (CBDC) negli Stati Uniti, sottolineando il suo sostegno per un mercato finanziario decentralizzato. Questa posizione ha trovato eco in dichiarazioni pubbliche e durante eventi di raccolta fondi, dove ha enfatizzato la necessità per gli Stati Uniti di affermarsi come leader nel settore delle criptovalute, dimostrando impegno pratico verso l’adozione e la promozione delle stesse. A conferma di ciò, ha dichiarato a Maggio di accettare donazioni per la sua campagna elettorale sottoforma di diverse criptovalute, tra cui Bitcoin, Ethereum, Solana, Dogecoin e Shiba Inu, oltre ad aver guadagnato milioni di dollari nelle ultime settimane con la vendita di una serie di non-fungible token, che hanno decretato concretamente l’allontanamento dalla posizione anti-cripto di Biden.
La nuova strategia di Trumb ha portato dalla sua significativi vantaggi elettorali. Un sondaggio condotto da Harris Poll ha rivelato infatti che un elettore su tre considera la posizione di un candidato sulle criptovalute prima di decidere il proprio voto: una ricerca di Paradigm ha inoltre mostrato come il 48% dei possessori di criptovalute preveda di votare per Trump, rispetto al 39% per Biden.
Questo supporto, secondo gli esperti, è in parte dovuto alla percezione che Trump possa rappresentare la concretezza e la forza del cambiamento e dell’innovazione, in contrapposizione alla regolamentazione restrittiva dell'amministrazione Biden, che durante il suo mandato ha limitato lo sviluppo degli asset digitali, concentratosi sulla protezione degli investitori.
Divergenze politiche che non solo sbilanciano l’ago delle elezioni presidenziali prossime questo autunno, ma che avranno un impatto profondo sul futuro stesso del mercato cripto negli Stati Uniti e nel mondo.
Una cosa è chiara: sulla base del piano politico diametralmente opposto dei due candidati favoriti, le prossime elezioni presidenziali degli Stati Uniti d’America delineeranno il futuro delle criptovalute nel paese, finendo per influenzare inevitabilmente anche l’economia globale.
Ma quali sono le aspettative della comunità di esperti cripto?
La vittoria di Biden o di Trump cosa comporterà nell’ambito degli asset digitali?
Sotto l'amministrazione Biden, il settore delle criptovalute ha affrontato una serie di sfide e incertezze regolatorie. La Securities and Exchange Commission (SEC), guidata da Gary Gensler, ha intensificato le azioni di regolamentazione, mirando a proteggere gli investitori e a stabilizzare il mercato: con risultati pessimi e un forte dissenso della comunità. Biden ha anche esplorato l'idea di una valuta digitale della Federal Reserve, che potrebbe potenzialmente competere con le criptovalute esistenti.
Inevitabilmente, gli investitori nel settore delle criptovalute guardano con cautela a un secondo mandato di Biden, temendo ulteriori strette normative e restrizioni ancora più rigide. Sebbene un approccio regolatorio robusto possa offrire maggiore sicurezza agli investitori tradizionali, potrebbe anche frenare l'innovazione e limitare lo sviluppo del settore negli Stati Uniti. Conformità più stringenti, aumenterebbe i costi operativi, riducendo inoltre l’agilità propria e intrinseca del mercato cripto.
La recente posizione favorevole di Donald Trump, al contrario, sembra riconoscere il potenziale delle risorse digitali e la loro crescente popolarità tra gli elettori. Una presidenza che potrebbe portare a un contesto normativo meno restrittivo, spingendo per una deregolamentazione che permetterebbe una maggiore libertà e flessibilità, oltre a dare forza rinnovata al mercato economico del paese.
Speranze bene accolte da investitori e appassionati, che si aspettano e prevedono un clima più favorevole per l'innovazione e la crescita.
Tuttavia non mancano le preoccupazioni anche da questo lato: in primis la credibilità dell’interesse del politico rispetto ai Bitcoin. Durante la sua presidenza, Trump aveva infatti chiaramente manifestato la sua ostilità contro le criptovalute, riconsiderando le sue posizione soltanto nel corso dell’ultimo anno.
Ma cosa gli ha fatto cambiare idea?
Vivek Ramaswamy, ex rivale nella corsa alla nomina presidenziale repubblicana, è il primo e più attivo sostenitore degli sviluppi in ambito cripto, con proposte di regolamentazioni chiare che classificherebbero la maggior parte dei token come materie prime.
Sebbene Ramaswamy non sia più in lizza e non venga neppure considerato come possibile vicepresidente di Trump, gli esperti di settore ritengono estremamente valide e solide le sue politiche, tanto da aver influenzato Trump. Lee Bratcher, fondatore e presidente del Texas Blockchain Council, ha dichiarato che Trump ha guardato a Vivek e alla sua politica tecnologica e digitale, interessandosi e cercando di emularla, dopo aver compreso come questa visione avesse catturato l’elettorato repubblicano.
Gli esperti si chiedono quindi quanto sia genuino il suo interesse rispetto agli asset digitali e quanto concretamente si svilupperebbe la sua politica in merito. Inoltre, sempre la comunità, teme ripercussioni rispetto a un ambiente meno regolamentato, che potrebbe sì, favorire lo sviluppo ma anche attori malintenzionati, portando a un aumento di truffe e sfruttamenti nell’industria.
Inoltre, una maggiore tolleranza del governo statunitense verso le criptovalute potrebbe spingere le aziende a reintrodurre prodotti finanziari rischiosi ai consumatori al dettaglio. Questo solleva ulteriori dubbi sulla capacità del settore di gestire adeguatamente i rischi associati alla finanza decentralizzata e ai prestiti in criptovalute, che hanno già dimostrato significative vulnerabilità.
Il chiaro e crescente interesse dei leader mondiali verso la miniera digitale delle criptovalute, dimostra come la tecnologia abbia ormai raggiunto livelli di influenza tali da spostare significativamente l'equilibrio del potere economico e politico. Risulta impossibile non riflettere su un futuro in cui le tecnologie digitali, e in questo contesto le criptovalute, diventeranno strumenti determinanti nelle mani di chi detiene il potere, capaci di influenzare l'opinione pubblica e orientare le scelte politiche a livello globale.
La domanda che sorge spontanea è: fino a che punto le tecnologie guideranno il nostro futuro? Se da un lato promettono innovazione, crescita economica e nuovi orizzonti di libertà finanziaria, dall'altro pongono rischi significativi di instabilità, frodi e manipolazioni, soprattutto se gestite da figure non competenti.
Le elezioni presidenziali del 2024 negli Stati Uniti rappresentano un banco di prova fondamentale per questo equilibrio. La scelta tra un approccio più restrittivo e regolamentato, come quello proposto da Biden, e una visione liberale e pro-cripto di Trump, definirà non solo il futuro del mercato delle criptovalute, ma anche il ruolo che queste tecnologie giocheranno nella nostra società.
In un mondo sempre più interconnesso e dipendente dal digitale, sarà cruciale trovare un equilibrio tra la promozione dell'innovazione e la necessità di una regolamentazione che protegga gli interessi pubblici.