Giovedì, 28 Novembre 2024

La linea Trump 2.0: rivoluzione o dominio tecnologico?

La rielezione di Donald Trump segna l’inizio di una nuova era per l’industria tech globale? Un capitolo che molti avevano ritenuto chiuso si riapre con una forza e una determinazione che continua a scuotere le fondamenta della geopolitica tecnologica. Se il primo mandato di Trump è rimasto definito da periodi di radicali scossoni e incertezze, il suo ritorno promette una rinnovata spinta verso la deregulation, una visione che potrebbe avere enormi ripercussioni sull’innovazione mondiale. Il panorama si trova così diviso: da una parte, le opportunità sembrano essere infinite per chi è pronto ad adattarsi a un futuro in cui la tecnologia è il motore principale dell’economia; dall’altra, i rischi sono altrettanto significativi, sia in termini di concentrazione del potere che di ripercussioni geostrategiche. La narrativa che si sta sviluppando intorno al Trump 2.0 è un bivio tra il rischio di una tecnologia incontrollata, dominata da pochi colossi, e la possibilità di una vera rivoluzione, che possa democratizzare la conoscenza e l’accesso all’innovazione. La visione di un’America che torna a essere leader indiscusso in tutti i settori chiave, con il settore tech in prima linea, avanza su due binari contrapposti: quello dell’opportunità e quello della minaccia globale.

Deregolamentazione e opportunismi: la visione tecnologica di Trump

Durante il suo primo mandato, Trump ha innescato una serie di azioni volte a ridurre il peso delle normative in ambito tecnologico, favorendo la crescita delle grandi aziende come Apple, Google e Facebook. Il suo approccio a favore di un’America 'business-friendly' ha trovato un alleato naturale in Elon Musk, che con Tesla e SpaceX ha portato avanti innovazioni disruptive, senza però subire la pressione di normative troppo rigide.

Questo modello di deregulation si riflette anche in ambito crypto, che sotto Trump potrebbero finalmente ottenere il via libera definitivo a livello federale. Nelle fasi di campagna elettorale, infatti, aveva già mostrato una predisposizione favorevole nei confronti delle criptovalute, promuovendo l’adozione di politiche che potrebbero espandere ulteriormente l’utilizzo di Bitcoin e blockchain. Musk, in qualità di innovatore, ha più volte espresso il suo sostegno per una regolamentazione più blanda, giustificandola come una mossa necessaria per garantire la sua evoluzione in una forma quanto più libera. Con Trump di nuovo alla Casa Bianca, ci si aspetta che queste politiche vengano amplificate, consentendo al settore delle criptovalute di prosperare senza troppi ostacoli, come le normative più stringenti provenienti dall’Europa. Tuttavia, questo scenario non è senza rischi: il pericolo di una “finanza parallela” incontrollata potrebbe generare destabilizzazione a livello globale, aprendo la porta a riciclaggio di denaro e frodi.

Nel contesto di una deregolamentazione dilagante, i social media si trovano al centro di un altro capitolo della politica Trump. L’intento di ridurre il controllo sui giganti della comunicazione potrebbe tradursi in un’espansione del potere di aziende come Facebook, Twitter e TikTok. Già nel suo primo mandato, Trump ha mostrato una forte inclinazione a difendere la libertà di espressione online, tanto che la sua presidenza è stata segnata da un confronto diretto con le piattaforme digitali, accusate di censurare voci conservatrici. Con Trump 2.0, è lecito aspettarsi un allentamento ulteriore delle normative su privacy, moderazione dei contenuti e politiche di protezione dei dati, a favore di un modello che privilegi la libertà di mercato? Un approccio, questo, che potrebbe non solo intensificare il potere dei social media, ma anche sollevare nuove questioni riguardo alla disinformazione, alla violazione della privacy e al controllo centralizzato.

L’Europa tra protezione e competizione: il rischio di rimanere indietro

In tutto questo, che ruolo gioca l’Europa? Il Vecchio Continente, che già fatica a mantenere una posizione di leadership in ambito tecnologico, si trova ora di fronte a una sfida ancora più ardua: rispondere a un'America che, sotto Trump, potrebbe accelerare in modo significativo la propria ascesa in ambito tech. Se da un lato l’UE è riuscita a imporre il GDPR e ha mostrato segni di forza nella regolamentazione della privacy, dall'altro la sua capacità di creare politiche coese e reattive si sta dimostrando inadeguata di fronte alla velocità di innovazione degli Stati Uniti.

Con Trump di nuovo alla Presidenza, l’America potrebbe assumere il controllo definitivo in settori cruciali come l’intelligenza artificiale (AI), i semiconduttori e la cybersecurity. La crescente disconnessione tra l'Europa e le politiche statunitensi potrebbe portare a ripercussioni drammatiche rispetto alla competitività dell’Industria. Molte aziende tech europee potrebbero trovarsi in una posizione di svantaggio rispetto ai giganti americani, che beneficeranno di politiche più favorevoli e finanziamenti più cospicui. La frammentazione politica in Europa, in questo, non aiuta: ogni Stato membro adotta approcci differenti, con ritardi e resistenze che rallentano ulteriormente l'innovazione.

L'Europa rischia quindi di trovarsi intrappolata tra due modelli di sviluppo tecnologico opposti. Da una parte, la Cina, con la sua spinta verso un'autarchia tecnologica che include la creazione di tecnologie indipendenti, e dall'altra gli Stati Uniti, con la visione di un mercato aperto e privo di ostacoli. L’Europa, invece, sembra incapace di decidere se privilegiare la protezione del proprio mercato interno o collaborare con i partner internazionali per restare competitiva. Questo ritardo potrebbe farla diventare un semplice spettatore di una partita a scacchi tra le due superpotenze tecnologiche.

Le Big Tech senza freni: un mondo a misura di multinazionale

Le promesse politiche di Trump riguarderanno anche la regolazione delle grandi aziende tecnologiche. Le politiche antitrust che hanno caratterizzato l'ultimo decennio, e che in Europa hanno portato a dure battaglie legali contro giganti come Google e Amazon, potrebbero subire un drastico ridimensionamento. L’amministrazione di Trump potrebbe sbloccare una serie di fusioni e acquisizioni che sono state bloccate dalle autorità di regolamentazione precedenti.

Questa 'liberalizzazione' delle Big Tech potrebbe avere effetti devastanti, amplificando ulteriormente il potere delle singole aziende, che potrebbero non solo dominare il mercato statunitense, ma anche diventare attori globali ancora più influenti. Ma in che modo questo scenario impatterà sull’equilibrio globale? Una Big Tech che non risponde a controlli e regolamenti rigidi ha il potenziale di esercitare una forza politica ed economica mai vista prima. La concentrazione del potere potrebbe portare a distorsioni non solo nei mercati economici, ma anche nei sistemi politici, con i giganti tecnologici che potrebbero acquisire un controllo ancora maggiore sulla sfera pubblica, dalla diffusione delle informazioni alla gestione delle economie.

Geopolitica tecnologica: un mondo a tre velocità

Sotto Trump, la competizione globale per il predominio nelle tecnologie chiave si intensificherà. Gli Stati Uniti, infatti, non solo continueranno a spingere per l’adozione delle proprie tecnologie a livello internazionale, ma metteranno in atto politiche protezionistiche per preservare il proprio dominio. Le mosse per limitare l’accesso della Cina alle tecnologie americane sono già in atto, e la rielezione di Trump potrebbe spingere verso una 'decoupling' ancora più drastica.

La Cina, dal canto suo, continua a sviluppare tecnologie proprie, con l'obiettivo di non dipendere più dal mercato americano. In questo scenario, l'Europa rischia di rimanere ai margini, incapace di competere con la potenza degli Stati Uniti e l'autosufficienza tecnologica della Cina. Se Trump, infatti, manterrà la sua politica di 'America First', l'Europa potrebbe trovarsi costretta a scegliere tra allinearsi con gli Stati Uniti e subire il rischio di marginalizzazione, o cercare di rafforzare una posizione indipendente, ma con il rischio di restare fuori dai giochi principali.

Il ritorno di Trump potrebbe non solo definire il futuro della tecnologia americana, ma avere ripercussioni globali che nessun Paese può permettersi di ignorare. L'Europa ha un'opportunità, ma anche una grande responsabilità. Deve decidere se restare passiva di fronte a una corsa tecnologica dominata dai due colossi, o prendere in mano le redini dell'innovazione, investendo in ricerca e sviluppo, e regolamentando in modo che la tecnologia non diventi uno strumento di dominio, ma una forza di democratizzazione globale. La vera sfida per il futuro è proprio questa: riuscire a creare una tecnologia al servizio delle persone, non dei poteri centralizzati.

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