Lunedì 31 Ottobre 2022

Metaverso: come e perchè

Prima di parlare di come si riesce ad entrare nel metaverso, forse è meglio scoprire da dove nasce e perché sta diventando sempre più importante.

Lo scrittore Neal Stephenson ha creato questa parola per descrivere l’ambiente virtuale in cui viveva l’avatar digitale del protagonista del romanzo Snow Crash , uscito nel 1992. Da allora sono stati soprattutto i film di fantascienza a mettere in scena il metaverso, in primis Ready Player One , dove le persone passavano gran parte del loro tempo in un mondo virtuale dorato in cerca di premi.

L’idea è quella: si indossano visore o un paio di occhiali per restare immerso in una gigantesca città virtuale in cui puoi decidere cosa fare , proprio come cliccheresti su un link all’interno del tuo browser. Puoi seguire una riunione con i colleghi dell’ufficio, fare shopping come se fossi al supermercato, provarti la nuova collezione dei tuoi brand di abbigliamento preferito oppure giocare, disegnare, invitare amici nella tua casa «digitale» e così via senza lasciare il salotto di casa. Con opportunità ancora da definire: dai viaggi in realtà virtuale alla possibilità di investire nell'immobiliare virtuale, dal collezionismo alle nuove opportunità di lavoro; se si riuscirà davvero a trasformarlo in realtà sarà davvero un'operazione gigantesca.

Il metaverso è quindi la nostra realtà ma trasferita in internet, infatti molte aziende hanno già pensato o stanno pensando, di portare realtà come di film, concerti, incontri, giochi e tutto ciò che riesci ad immaginare in forma digitale.

Un universo parallelo che mira ad assorbire le nostre esistenze, puntando a farci passare ore e ore di tempo attaccati ad un visore o ad un paio di occhiali smart attraverso i quali potremmo accedere ad un bagaglio di esperienze ancora inimmaginabili . Una rivoluzione che richiederà anni di tempo (e miliardi di visori VR) per poter essere messa in pratica.

Quali aziende ci hanno scommesso

Microsoft, Roblox, Epic Games, Tencent, Alibaba e ByteDance hanno già investito milioni di dollari sullo sviluppo del progetto. L’azienda di Redmond ha presentato Mesh per Microsoft Teams che ti consente di partecipare alle videochiamate in versione avatar, fornendo un senso di presenza condiviso in riunione. Il bello di questa idea è che puoi farlo da qualsiasi dispositivo, senza aver bisogno di occhiali o visori particolari, visto che ci penserà il cloud di Microsoft a costruire la realtà virtuale sfruttando l’intelligenza artificiale.

I problemi del metaverso

Al netto dei pericoli sociali derivanti dal rinchiudersi in un ambiente virtuale, il metaverso dovrà superare alcuni ostacoli per prendere quota. Se i visori, la realtà virtuale e le piattaforme sono già disponibili – o quasi – esistono alcuni problemi che dovranno essere risolti necessariamente. Il primo: chi gestirà il metaverso? La soluzione plausibile è affidarsi ad un’organizzazione senza scopo di lucro che gestisca tutto sullo stile di quanto sta succedendo adesso con Internet. E il secondo (strettamente legato al primo): come si farà rispettare la legge nel metaverso?

Visto che si parla di una trasposizione della realtà nel digitale, se un avatar dovesse assalirne un altro, potremmo applicare le leggi penali di aggressione e percosse senza l’evidenza pratica di una lesione? E come riusciremo a perseguire qualcuno nel mondo reale per un crimine commesso in quello virtuale se potrà continuare a barricarsi dietro a un visore senza un meccanismo di riconoscimento? Se già oggi è una lotta continua (e fastidiosa) contro il dilagante odio social, immaginiamoci cosa succederà quando l’esperienza sarà ancora più immersiva e coinvolgente. Non esistendo (ancora) un codice penale del metaverso e, di conseguenza, nemmeno reati specifici legati alla realtà virtuale, bisogna adattarli dalla realtà alla sfera digitale: e se questo può essere relativamente semplice per minacce verbali, insulti e diffamazione – perseguibili già da adesso in Rete; il discorso cambia per i crimini più legati alla sfera “fisica” e non punibili senza una prova tangibile della violenza che sono proprio quelle più segnalate nei primi esperimenti di vita virtuale.

Sistemati questi due ostacoli, bisognerà pensare alla gestione della privacy, alle influenze sulla società da tutti i punti di vista e all’egemonia tecnologica che potrebbe crearsi. Ma queste sono domande che dovranno essere poste dopo l’introduzione del metaverso, per cui abbiamo ancora qualche anno prima di trovare le risposte giuste.

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